venerdì 25 dicembre 2015

SBIANCAMENTO DENTALE (BLEACHING)



Denti bianchi e curati rappresentano un ottimo biglietto da visita, capace di rendere più gradevole non solo il sorriso, ma anche l'aspetto generale di una persona; come è possibile allora riportare i denti ad avere un aspetto così luminoso? La tecnica utilizzata in odontoiatria è quello dello sbiancamento dentale: è un trattamento estetico che rimuove le pigmentazioni che macchiano i denti, il cui obbiettivo è ricreare un colore bianco e luminoso. Per capire quali sono le indicazioni ed i limiti di tale tecnica, dobbiamo per prima cosa individuare le diverse cause di queste macchie:


Fattori intrinseci: includono le discromie irreversibili (cioè non risolvibili con lo sbiancamento) dovute all’assorbimento di molecole cromogene all'interno di smalto e dentina, durante le fasi dello sviluppo dentale o dopo l’eruzione degli elementi dentari. Sono legate a lesioni della camera pulpare (emorragia intrapulpare, necrosi, calcificazione con deposito di dentina terziaria), terapia endodontica, difetti congeniti (fenilchetonuria, fibrosi cistica, iperbilirubinemia congenita, amelogenesi e dentinogenesi imperfecta), assunzione di farmaci (tetracicline, fluoro).
Fattori estrinseci: includono le pigmentazioni giallo-brune superficiali provenienti dall'esterno, che interessano esclusivamente lo smalto. Sono legate al consumo di cibi particolarmente colorati (esempio liquirizia), bevande (es caffè ), fumo di tabacco, uniti ad una scarsa igiene orale e al procedere dell’età (che determina assottigliamento dello smalto e incremento della dentina) inducono appunto la formazione di macchie sulla superficie dentale.E' su queste pigmentazioni che si può facilmente intervenire eliminandole.

Le tecniche di sbiancamento possono essere PROFESSIONALI (quindi eseguite nello studio dentistico ) o DOMICILIARI (a casa).



SBIANCAMENTO PROFESSIONALE:
Questa procedura sfrutta l'azione di agenti sbiancanti chimici ad alta concentrazione, potenziati da specifiche lampade che ne favoriscono l'azione in profondità. Il mezzo sbiancante più diffuso è costituito da un gel a base di perossido di idrogeno al 35-38% c.a.; altre sostanze utilizzate sono: perossido di carbammide (molecola organica che rilascia perossido di idrogeno e urea; al 10% equivale al 3,5% di perossido di idrogeno), perborato di sodio (mono-,tri- e tetra-idrato mescolato con perossido di idrogeno) e ossido di calcio.
Queste sostanze, una volta esposte a particolari fonti luminose, si attivano liberando ossigeno. Una volta liberato, l'ossigeno penetra nella struttura del dente, innescando reazioni di ossido-riduzione che scompongono le molecole delle macchie in composti più piccoli, incolori e facilmente eliminabili.
L'intensità dello sbiancamento dipende dalla concentrazione del principio attivo e dal suo tempo di applicazione.
I VANTAGGI di un intervento professionale sono che garantisce il miglior risultato possibile, minimizzando effetti indesiderati come eccessiva sensibilità termica ed irritazione gengivale. Questi disturbi vengono prevenuti proteggendo le gengive, la lingua e le labbra con presidi utili anche per aumentare il confort della seduta (generalmente si impiegano mascherine personalizzate in silicone morbido). Leggere gengiviti tendono comunque a presentarsi al termine del trattamento, salvo poi regredire spontaneamente nelle 24-48 ore successive.
Questa tecnica prevede la totale assenza di altre patologie a carico dei denti, come ad esempio carie, gengiviti o tartaro. L'intervento, inoltre, è sconsigliato ai ragazzi di età inferiore ai 14 anni e alle donne in gravidanza o in periodo di allattamento. Dopo la seduta è importante evitare per almeno 24 ore il fumo e l'assunzione di cibi e bevande coloranti.



Successo dello sbiancamento:
La durata del trattamento e le aspettative sul risultato dipendono dall’eziologia delle macchie (difetti genetici o di sviluppo, cambiamenti relativi all’età, colorazioni estrinseche, aspetti intrinseci) e dalla diagnosi, così come dall'agente sbiancante scelto e dalla modalità di applicazione. In generale, le macchie scure rispondono bene allo sbiancamento, mentre le macchie bianche non subiscono cambiamenti, sebbene tendano a risultare meno evidenti perché il contrasto con i denti vicini si attenua.  I denti normalmente sbiancano in un tempo compreso tra 3 giorni e 6 settimane. Le macchie di nicotina possono impiegare 1-3 mesi e le macchie da tetracicline 2-6 mesi o più . Il tipo di macchia ed il colore iniziale del dente vanno tenuti in considerazione; le pigmentazioni localizzate al colletto dell’elemento dentario, quelle di colore grigio scuro o blu e le discromie severe da tetracicline sono difficili da trattare.

SBIANCAMENTO DOMICILIARE:
In questo caso NON ci si riferisce agli approcci empirici e fai-da-te, dal costo generalmente contenuto, come ad esempio l'impiego di dentifrici abrasivi, infatti un utilizzo eccessivo o improprio di questi prodotti può logorare lo smalto dentale, con conseguente ingiallimento dei denti; la loro efficacia, inoltre, si limita alla rimozione delle macchie più superficiali.
Per lo sbiancamento domiciliare  si intende quella tecnica  in cui il dentista realizza nel suo studio mascherine personalizzate in silicone morbido, riproducenti l'esatta forma delle arcate dentarie del paziente; successivamente all'interno di queste mascherine viene inserita la giusta quantità di sostanze sbiancanti in gel (come il perossido di carbamide) e si procede con l'applicazione sui denti. Mantenendole in sede per un tempo variabile dai 30 minuti alle 3-4 ore (secondo le indicazioni del dentista) e ripetendo l'operazione per circa una settimana, si ottiene un ottimo effetto sbiancante (paragonabile al bleaching alla poltrona). Generalmente, la durata dell'effetto è di circa 5-6 anni, ammesso che nel corso di questo periodo si effettuino richiami di breve durata.
Un altro intervento domiciliare molto praticato si avvale delle cosiddette "strips", striscette adesive a base di agenti sbiancanti che vanno fatte aderire ai denti per 30 minuti, 2 volte al dì, per 14 giorni. Economico, pratico e con un basso rischio di ipersensibilità dentinale) , questo trattamento presenta tuttavia una scarsa efficacia, richiede tempi abbastanza lunghi ed i risultati sono garantiti soltanto per pochi mesi.


EFFETTI COLLATERALI:
1. Aumento transitorio lieve/moderato della sensibilità dentale riscontrabile durante e dopo il trattamento nei 2/3 dei pazienti sottoposti a sbiancamento dei denti vitali, riconducibile ad una pulpite reversibile scatenata dall’agente sbiancante ed amplificata dalla disidratazione dentale. Può essere affrontata mediante fluoroprofilassi topica (occlusione dei tubuli dentinali e riduzione del fluido dentinale) o applicazione di nitrato di potassio che ha un effetto analgesico sulla trasmissione dell’impulso nervoso.
2. Riduzione della microdurezza dello smalto esposto agli agenti sbiancanti clinicamente non significativa e capace di regredire spontaneamente in seguito al contatto con la saliva (elettroliti salivari).
3. Irritazione dei tessuti molli: concentrazioni maggiori o uguali al 10% di perossido di idrogeno possono provocare danno cellulare, ulcerazione gengivale e bruciore mucoso e cutaneo. Clinicamente è possibile apprezzare la comparsa di una chiazza rossastra che lascia il posto ad una lesione di colore chiaro che tende a risolversi in tempi rapidi senza lasciare danni permanenti. E' quindi fondamentale una protezione dei tessuti molli .
4. Alterazione del gusto. E’ possibile che il paziente riferisca di avvertire la sensazione di un gusto metallico immediatamente dopo lo sbiancamento e per alcune ore .
5. Incremento della temperatura intrapulpare : associata ad un potenziale danno pulpare, viene registrata in corso di trattamento sbiancante con perossido di idrogeno quando si ricorre all’ausilio di sorgenti di attivazione (luce alogena, LED, laser) per accelerare il processo. Le sorgenti luminose aumentano la velocità di decomposizione del perossido di idrogeno e quindi di rilascio di radicali liberi capaci di ossidare i pigmenti scuri. Le sorgenti di attivazione che generano calore possono indurre espansione del fluido contenuto nei tubuli dentinali, determinando iperemia pulpare ed ipersensibilità post sbiancamento.
6. Alterazione della trama superficiale delle otturazioni in composito e dell’interfaccia smalto-composito:  lo sbiancamento produce alterazioni della topografia di superficie con predominanza di aree di depressione che favoriscono l’accumulo di placca ed innalzano il rischio di carie e patologie parodontali. L’interfaccia smalto-composito, al contrario, non subisce alterazioni dopo trattamento sbiancante.
7. Riassorbimento cervicale associato allo sbiancamento del dente non vitale qualora non si allestisca un opportuno isolamento.









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